Sbirciavo su youtube (invece di fare Latino, giustamente) e sono finita per caso su un video in cui parlava Gianna Jessen.
Se non avete paura di mettere in moto il cervello (sia mai che vi stanchi troppo i neuroni) andatevelo a guardare.
Ebbene, mi ha fatto pensare.
Pensare a tutti quelli che dicono "Ma non capisci? L'aborto è una grande conquista per i diritti delle donne", o ancora "E' un nostro diritto poter decidere di cosa succede nel e al nostro corpo".
Bene. E se il nascituro è una bambina? Ai suoi diritti chi ci pensa, eh? "Eh ma è figlia mia, decido io" Ah si? Perchè tu uccideresti tuo figlio? No dico, ne hai il diritto secondo la legge? Io credo di no.
Dunque, se il problema sta qui, teniamo le bambine e ammazziamo i maschi no? Risolto!
Oh beh dimenticavo, ci vuole un po' di tempo per capire se sarà maschio o femmina.. e a quel punto sarebbe troppo tardi per l'aborto.
Poco male: sbarazziamoci dell'aborto e basta.
But the cat came back..
Un po' come i pensieri: non se ne vanno mai.

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lunedì 16 maggio 2011
domenica 8 maggio 2011
Res Publica o Res Mea? 15/03/2011
Ma questa Res Publica..
..non vi sembra piuttosto “Res Mea”?
Occupazioni. Scioperi. Petizioni che per l’esasperazione vanno a disturbare Numa Pompilio nella tomba per ottenere la sua firma. Fermi tutti, ma dove stiamo andando a finire?
All’alba del 150° d’Italia, sul banco dei politici si è ben piazzata una proposta per la Federalizzazione di quello stato di cui stiamo proprio per celebrare l’unità! Ora, tralasciando questo “piccolo” esempio (richiederebbe certo più di un articolo..), passiamo piuttosto al quadro più ampio in cui si inserisce, ovvero un fenomeno che caratterizza Italiani tanto quanto i politici – che, d’altra parte, saran pur Italiani anche loro! – da parecchi decenni a questa parte: la Res Mea.
Da bravi latinisti qual siamo (sì, anche col 4 in latino), abbiamo già capito che la Res Mea è l’opposto della tanto celebrata Res Publica, ovvero un generale disinteressamento per tutti i presupposti che dovrebbero essere alla base di uno stato, in favore dell’unico interesse personale.
Eh sì, perché per spiegarci quello che ci sta succedendo, sarà bene che ci guardiamo un po’ nelle nostre tasche, e non solo in quelle dei politici – che tuttavia sono eccezionale esempio della ‘malattia’ Italiana -. Il trucchetto del capro espiatorio fa fatica a funzionare, ora come ora.
Da tempo immemorabile, lo spirito Italiano si fonda sul basilare principio del ‘finchè c’è vita c’è speranza’, per cui fino a che tutti campiamo in un qualche modo, le cose possono fare il loro corso. Eh sì, noi Italiani ce l’abbiamo sempre avuto questo ottimismo, ci siamo risollevati da guerre e batoste con mille espedienti; tutto il diritto, dunque, di pensare che anche questa volta ce la faremo benissimo.
Ma, ecco, mi piacerebbe avanzare un suggerimento: perché piuttosto stavolta non cerchiamo di prevenirlo il guaio, cominciando da ora a smettere di vivacchiare e piuttosto inserire noi stessi nell’ottica di cittadini attivi che hanno ben chiaro il loro diritto e dovere di darsi da fare per mandare avanti l’Italia? E questo vuol dire anche andare a fondo nella scelta dei nostri rappresentanti ed informarsi sul loro conto, invece che affidarsi a vaghe promesse e qualche chiacchiera demagogica al momento di mettere un ‘tic’ sulla schedina.
Il corriere della sera cita una ricerca effettuata dallo Iulm di Milano e dall' associazione italiana di sociologia, condotta dal professor Marino Livolsi prima e dopo il voto delle Europee del ' 99: «Solo il 10 per cento degli italiani dimostra interesse per la politica». Eh, ma se i politici ce li scegliamo così, che diritto abbiamo poi di lamentarci se non fanno quello che piace a noi, ma piuttosto quello che piace a loro? Seguiamo piuttosto l’esempio di quel 10% - che è già fonte di speranza! - e prendiamoci le nostre responsabilità.
Qualcuno disse: “L’uomo non vive di solo pane”. E com’è che noi Italiani di oggi ci stiamo accontentando di avere il pane in tasca, un po’ di soldi per il canone Rai e siamo tutti contenti? Ma ai programmi ridicoli e alle pubblicità che si prendono gioco di quell’organo sempre meno importante oggidì – sì, sì, è proprio il cervello – noi non ci ribelliamo mai? Chi si lamenta che ci riempano il cervello costantemente (perchè sì, ogni tanto ci sta) con cavolate (!) invece che programmi che coinvolgano i giovani e il loro vero futuro, non tronisti e grandi fratelli? No, le gnole al bar con il nonno non valgono come risposta. Basta lamentarsi ed essere tutto fumo e niente arrosto, se anche voi siete stanchi di essere additati come ‘pizza, pasta, mafia’ diamoci un po’ una smossa. E badate che partecipare in modo attivo non significa scatenarsi con la violenza, che non porta proprio a niente. Significa connettersi con il resto dell’Italia e interessarsi di cosa, in quanto cittadini, siamo capaci di fare.
Ecco, ora vi starete tutti chiedendo: “E come?”. Bravissimi! Tutto parte da questa domanda. E la risposta è… - rullo di tamburi – informarsi! Ma sì, perdetecelo un po’ di tempo dietro ai giornali che arrivano a scuola, o se proprio il pomeriggio facebook è d’obbligo, fate un giro su qualche sito online. Più facile di così! Uomo informato, mezzo salvato, o no?
Secondo passo, crederci, crederci che prima o poi questi politici le radici le toglieranno dal trono e che magari ci sarà anche una chance per noi per arrivare lassù a cambiare le cose.
Terzo, se proprio di aspirazioni politiche non ne abbiamo, cominciamo a interessarci su chi vogliamo far diventare nostri rappresentanti. Non è che se uno ha una bella faccia, allora diventa il candidato migliore. Chi c’è sotto in verità?
Bon, questo è quanto. Ricapitolando, prendiamoci le nostre colpe e responsabilità, basta vivacchiare in modo passivo e additare politici e mafiosi come responsabili di tutto.
L’Italia la fanno soprattutto gli Italiani e non possiamo permettere di essere rappresentati da qualcuno che non sentiamo parte di noi. Si sta bene quando si sta bene tutti insieme per cui impegnamoci a fare in modo che questo avvenga, senza pensare solo al nostro piccolo mondo. L’Italia è di tutti e solo insieme, attivamente e non solo a parole, possiamo farla funzionare.
ps: Articolo da me scritto e pubblicato sul giornale scolastico "Polifemo"
martedì 1 febbraio 2011
I was happier then with no mind set..
Scrivo questo post sulle note degli Shins - New Slang.
Gran bella canzone.
Mi piacerebbe uscire, ma ormai sono le sette e mezzo di sera ed è tutto buio. Già. Perchè è inverno in Italia. Mi manca un po' quella sensazione di libertà che c'è d'estate: prendi e vai, come ti senti, a qualsiasi ora, mollando tutto quello che stai facendo, senaz dover temere nè il freddo nè l'ombra.
Sì, bello.
Suppongo che la Terra abbia bisogno dell'inverno per riposarsi un po'. Insomma, gli animali vanno in letargo, il pianeta invece si gode un po' di anticipato riposo (e risveglio postposto!) così d'estate è bello carico.
Sarebbe bello capire allora perchè è tanto difficile per gli uomini rilassarsi in inverno, invece. Tutti a correre, a fremere, nessuno che si ferma un attimo a passeggiare.
O sulla riva di un fiume, lontano dal suono delle macchine, giusto lì a sonnecchiare o leggere un po', come ieri a Verona. Musica d'acqua, tutto qui.
Ma noi corriamo, ci sballottiamo, non ci riposiamo mica come animali e pianeta, no no.
Dobbiamo sempre fare gli alternativi.
Gran bella canzone.
Mi piacerebbe uscire, ma ormai sono le sette e mezzo di sera ed è tutto buio. Già. Perchè è inverno in Italia. Mi manca un po' quella sensazione di libertà che c'è d'estate: prendi e vai, come ti senti, a qualsiasi ora, mollando tutto quello che stai facendo, senaz dover temere nè il freddo nè l'ombra.
Sì, bello.
Suppongo che la Terra abbia bisogno dell'inverno per riposarsi un po'. Insomma, gli animali vanno in letargo, il pianeta invece si gode un po' di anticipato riposo (e risveglio postposto!) così d'estate è bello carico.
Sarebbe bello capire allora perchè è tanto difficile per gli uomini rilassarsi in inverno, invece. Tutti a correre, a fremere, nessuno che si ferma un attimo a passeggiare.
O sulla riva di un fiume, lontano dal suono delle macchine, giusto lì a sonnecchiare o leggere un po', come ieri a Verona. Musica d'acqua, tutto qui.
Ma noi corriamo, ci sballottiamo, non ci riposiamo mica come animali e pianeta, no no.
Dobbiamo sempre fare gli alternativi.
mercoledì 19 gennaio 2011
venerdì 25 giugno 2010
mercoledì 19 maggio 2010
Ebbene.
Chi fa della satira, spara a zero contro tutto ciò che è autorità tanto per far vedere che è un vero rivoluzionario, chi fa il politicante e poi le sue prime fonti sono proprio quei giornali di politica che tanto dice di otiare, beh.. io credo che queste siano persone che in realtà non hanno nulla da dire, ma pensano che a dire le cose in un certo modo faccia figo.
Quindi tanto vale far finta di avere delle idee che non sono tue solo perchè in questo momento fa figo avere quel tipo di idee.
Ma vaffanculo, montati del cazzo.
Quindi tanto vale far finta di avere delle idee che non sono tue solo perchè in questo momento fa figo avere quel tipo di idee.
Ma vaffanculo, montati del cazzo.
lunedì 19 aprile 2010
Non c'è più romanticismo.
In un mondo in cui avere un moroso è diventato un must, il romanticismo non esiste più.
E le persone diventano oggetti, da tenere sulla mensola, come tanti altri, e dopo un po' ci si stanca di quello lì e lo si vuole cambiare.
Rischiamo di diventare al pari degli oggetti che produciamo, tanto siamo immersi nel consumismo. Nasciamo consumatori.
E' una concezione arrivata così a fondo nella nostra mentalità che neanche ci accorgiamo di essa. Ed è quasi impossibile liberarsene.
Mi sono accorta anche io di averlo fatto, e forse non c'è da stupirsi se ora vado controcorrente e mi godo la mia vita da single, aspettando piuttosto qualcuno con cui mi trovo davvero bene e con cui ho intenzione di condividere quello che sono. Non il primo tipo carino che mi capita sotto il naso.
Mah.
E le persone diventano oggetti, da tenere sulla mensola, come tanti altri, e dopo un po' ci si stanca di quello lì e lo si vuole cambiare.
Rischiamo di diventare al pari degli oggetti che produciamo, tanto siamo immersi nel consumismo. Nasciamo consumatori.
E' una concezione arrivata così a fondo nella nostra mentalità che neanche ci accorgiamo di essa. Ed è quasi impossibile liberarsene.
Mi sono accorta anche io di averlo fatto, e forse non c'è da stupirsi se ora vado controcorrente e mi godo la mia vita da single, aspettando piuttosto qualcuno con cui mi trovo davvero bene e con cui ho intenzione di condividere quello che sono. Non il primo tipo carino che mi capita sotto il naso.
Mah.
lunedì 12 aprile 2010
Un minuto di attenzione per l'informazione.
Scusate, ma ora bisogna fare un appunto riguardo le notizie che circolano in questi giorni.
Non riesco a credere che perfino la qualità, la quantità e soprattutto il contenuto di telegiornali, newspapers & co. sia regolato da un meccanismo sin troppo simile a quello delle sfilate.
Eh sì, MODA.
Vi rendete conto? No, non è una frase fatta, è un interrogativo serio che tutti dovremmo porci.
Ora, per esempio, vanno di moda i preti pedofili.
Con questo articolo non intendo nè difendere e tantomeno accusare nessuno (se non la stampa, s'intende), ma sono del parere che su questo argomento si stia speculando un po' troppo senza criterio.
Io sono per una condanna oggettiva di chi commette il reato.
Posso capire lo scandalo che tale atto da parte di un religioso possa - e debba - procurare, ma il repentino passaggio dall'indignazione allo stereotipaggio (se è un neologismo perdonatemi), no, quello non lo giustifico proprio.
Com'è che da un mesetto a questa parte, tutti i preti di colpo sono diventati pedofili?
Insomma, ci vorrebbe un attimo di giudizio non influenzato dal ruolo che un religioso svolge.
Ci siamo forse dimenticati che sono umani e per di più di sesso maschile?
La pedofilia, oltretutto, è una malattia che può benissimo essere già insita in un individuo prima della ordinazione ecclesiastica.
A mio avviso, preti, non preti, politici, babbuini, sono pedofili uguali a tutti gli altri.
E come tali devono essere trattati.
E' come se un italiano uccidesse suo padre, e agli occhi del mondo di colpo tutti gli italiani diventasse patricidi.
Dico, vi piacerebbe?
E' un po' l'errore che ha fatto la chiesa con gli ebrei, che li incolpava tutti indiscriminatamente di deicidio, quando gli unici a portarne la colpa erano quei quattro farisei.
Bene, ora ditemi, ma non vi sembra mai che le informazioni che vi giungono siano decisamente strumentalizzate e manovrate?
Questa è la provocazione del giorno, tenetela a mente.
Bah.
In questo mondo di consumatori anche l'informazione è diventata una consumazione che per essere svenduta al pubblico deve essere piccante, sconvolgente e magari pure un po' falsicchia, come un passaparola tra le donne di un vicinato, che aggiungono pian piano dei dettagli piccanti e fantasticosi alla vicenda, cosicchè all'ultimo che arriva è decisamente diversa dal principio.
Com'è che diceva Cristicchi?
Ah, sì.
Non riesco a credere che perfino la qualità, la quantità e soprattutto il contenuto di telegiornali, newspapers & co. sia regolato da un meccanismo sin troppo simile a quello delle sfilate.
Eh sì, MODA.
Vi rendete conto? No, non è una frase fatta, è un interrogativo serio che tutti dovremmo porci.
Ora, per esempio, vanno di moda i preti pedofili.
Con questo articolo non intendo nè difendere e tantomeno accusare nessuno (se non la stampa, s'intende), ma sono del parere che su questo argomento si stia speculando un po' troppo senza criterio.
Io sono per una condanna oggettiva di chi commette il reato.
Posso capire lo scandalo che tale atto da parte di un religioso possa - e debba - procurare, ma il repentino passaggio dall'indignazione allo stereotipaggio (se è un neologismo perdonatemi), no, quello non lo giustifico proprio.
Com'è che da un mesetto a questa parte, tutti i preti di colpo sono diventati pedofili?
Insomma, ci vorrebbe un attimo di giudizio non influenzato dal ruolo che un religioso svolge.
Ci siamo forse dimenticati che sono umani e per di più di sesso maschile?
La pedofilia, oltretutto, è una malattia che può benissimo essere già insita in un individuo prima della ordinazione ecclesiastica.
A mio avviso, preti, non preti, politici, babbuini, sono pedofili uguali a tutti gli altri.
E come tali devono essere trattati.
E' come se un italiano uccidesse suo padre, e agli occhi del mondo di colpo tutti gli italiani diventasse patricidi.
Dico, vi piacerebbe?
E' un po' l'errore che ha fatto la chiesa con gli ebrei, che li incolpava tutti indiscriminatamente di deicidio, quando gli unici a portarne la colpa erano quei quattro farisei.
Bene, ora ditemi, ma non vi sembra mai che le informazioni che vi giungono siano decisamente strumentalizzate e manovrate?
Questa è la provocazione del giorno, tenetela a mente.
Bah.
In questo mondo di consumatori anche l'informazione è diventata una consumazione che per essere svenduta al pubblico deve essere piccante, sconvolgente e magari pure un po' falsicchia, come un passaparola tra le donne di un vicinato, che aggiungono pian piano dei dettagli piccanti e fantasticosi alla vicenda, cosicchè all'ultimo che arriva è decisamente diversa dal principio.
Com'è che diceva Cristicchi?
Ah, sì.
"La verità è come il vetro che è trasparente se non è appannato e per nascondere quello che c’è dietro basta aprire bocca e dargli fiato."
venerdì 19 marzo 2010
Na, na, na.. modern times.
C'era una volta un uomo.
Che guardò dalla finestra.
Canticchiò una canzoncina.
E si buttò giù.
Per sette piani non smise di cantare.
E qualcuno, alla fine dei suoi giorni, si accorse di lui.
E dopo due giorni se ne dimenticarono.
Che guardò dalla finestra.
Canticchiò una canzoncina.
E si buttò giù.
Per sette piani non smise di cantare.
E qualcuno, alla fine dei suoi giorni, si accorse di lui.
E dopo due giorni se ne dimenticarono.
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