But the cat came back..

..it just couldn't stay away.

Un po' come i pensieri: non se ne vanno mai.

mercoledì 31 marzo 2010

Quel punto di non ritorno.

La Banalità.
Il punto di arrivo di più o meno tutti quelli che un tempo furono gloriosi.

Credo che questo mondo, fatto di flash, sparaflash, computer e immagini a raffica mi abbia tolto il piacere della lentezza. Del leggere anche, e dello scrivere.

Non so proprio più fare le prime cose che ho imparato. E che mi piacevano.

Mi rimane solo la Banalità.

sabato 27 marzo 2010

Gli uomini e.. il WEB.

E' divertente vedere come nel mondo della tekne e del WEB (o come direbbe Barani, UEB), anche questi poveri disgraziati di uomini cercano di adattarsi e di fare ciò che è loro più congeniale: rimorchiare.

Msn. Facebook. Twitter. Blog. Chi più ne ha più ne metta!

Certo che, passare dal virtuale al reale poi.. è un bel casotto.
E se le due cose si mischiano?


Cari maschietti, vi dico solo che le fanciulle preferiscono le vecchie maniere.
Gioco di sguardi, il macho si avvicina, annusa la donna, la prende per i capelli e poi la trascina nella caverna.
Okay, forse siamo andati un po' troppo indietro nel tempo..

anyway, la 'real life' è impagabile, signorotti.
se vuoi provarci con me su feisbuc, caschi male, fidati.

temo di aver perso qualsivoglia fiducia nei rapporti esclusivamente virtuali, o che nascono in questo modo.
Eeh, c'est la vie.

giovedì 25 marzo 2010

Conosci te stesso.

Ed è un po' strano, no?, quando sei convinta che non ti piaccia più - ed effettivamente l'ultima volta che l'hai visto non ti piaceva affatto.
E poi, viene un giorno che lo rivedi.. e smetti di capirti.
Di capire cosa intendi dire quando dici di conoscerti.
E poi non ti conosci per niente.

venerdì 19 marzo 2010

Na, na, na.. modern times.

C'era una volta un uomo.
Che guardò dalla finestra.
Canticchiò una canzoncina.
E si buttò giù.

Per sette piani non smise di cantare.
E qualcuno, alla fine dei suoi giorni, si accorse di lui.


E dopo due giorni se ne dimenticarono.

giovedì 18 marzo 2010

.

Sai quei momenti in cui, boom, capisci tutto, di botto, è un botto, e tutto quello che non ti era chiaro, che non capivi perchè si era comportato così, ecco, poi lo capisci, ma d'improvviso, è l'improvviso, in un momento, così, e neanche lo vorresti magari, però lo capisci, è l'unica cosa che puoi fare, puoi solo capirlo e dire cazzo, l'ho capito. Quei momenti che sai che ci sono ma è meglio che non ci siano, che lo sai che lo vuoi scoprire, ma in fondo in fondo non lo vuoi, e quando lo scopri è un bel casino, perchè capisci tutto, proprio tutto, il perchè di quel gesto, di quella cosa lì, di quello che ti sembrava strano e non aveva un perchè; ma stava bene senza un perchè, non c'era bisogno di quel perchè, andava okay così. e invece no, arriva un perchè e tu capisci tutto, sono quei momenti da film che ti sembrano così irreali che quando si avverano fanno troppo boom, ed è un vero casino. più casino di una vecchia Motomorini, di un'Harley, di quello che ti pare, ma così tanto che non riesci nemmeno a parlare, a pensare, a piangere, ridere, pisciare. niente.

ed è proprio un bello schifo.

mercoledì 17 marzo 2010

Ahi. Un po' di male, lì dentro al cuore.

Sono quei colpi che sai che prima o poi arriveranno ma non ti rendi ben conto del fatto che prima o poi arriveranno sul serio. E quando arrivano, per quanto te l'aspettavi, per quanto sia giusto che arrivino.. fanno proprio un bel BOOM.

lunedì 15 marzo 2010

Amour.

A mio parere, giovani e vecchi potrebbero innamorarsi tranquillamente.
L'amore insegna, è questo il suo bello.
E se il giovane potrebbe imparare la saggezza, il vecchio certo rinnoverebbe la spensieratezza.

Però non capisco perchè, in questo mondo un po' strano, è quasi considerato alla stregua di un peccato, di un amore adulterino.
"E' contro natura", ma chi te lo dice?
L'amore - se è amore - non è mai contro natura.

Che dispiacere.

Geroglifici dell'amore.

Lei voleva decifrarlo.
Quelle lettere, così piccole e confuse - anzi, confusissime, che si fondevano intrecciandosi in abbracci ora più lievi e poi a tratti scuri e tozzi. Sembrava musica, non parole. O forse un dipinto. Un elettrocardiogramma, ecco, sì. Su e giù, e ancora su e giù. Si vedeva da quello, che lui aveva il mare, nel cuore.
E lei voleva decifrarlo.
Quei pensieri, quelle parole sottili, come geroglifici fenici. Oh, forse intravedeva, un emistichio "La logica si sottopone alla legge del padre". Oh, sì, eccole, quelle parole che prendevano consistenza dinanzi ai suoi occhi.
Ancora pagine e pagine di blu. Che lei voleva decifrare.
Era il suo modo di amarlo. Perchè sì, lei lo amava. Ma il suo non s'azzardava a chiamarlo Amore Platonico, dal momento che poco le era noto della materia - e fare un qualche strafalcione così grave proprio con un Filosofo, le avrebbe fatto perdere la faccia con niente.
Si limitava a decifrarlo. E lo viveva in silenzio.
Ma in fondo, era il suo modo di amarlo. Perchè sì, lei lo amava.

Secondo voi, se lo chiede?

Mi chiedo se tu te lo chiedi che io ogni tanto mi chieda queste cose.

domenica 14 marzo 2010

Pensiero due.

Credo che il punto chiave che ogni uomo, nella sua vita, cerca di fare proprio anche senza saperlo, e continua a girarci attorno - fino a che un giorno non guarda il cielo e i prati e le stelle e l'aria fresca di primavera, e sorride - è che:

La vita è bellissima.



sempre e comunque.

Pensiero uno.

Noi siamo il riflesso che proviene dagli occhi degli altri.
Siamo fieri di noi se gli altri sono fieri di noi, diventiamo sempre più felici quando leggiamo nello sguardo altrui la felicità che comunichiamo.
Ecco perchè i greci avevano tanti verbi per esprimere la vista.
Ecco perchè tanta attenzione agli occhi, allo sguardo.

Infatti, diciamo "come ci vedono gli altri" e non "come ci sentono gli altri" o "come ci percepiscono", per esempio.

venerdì 12 marzo 2010

Cerebroleso.

Eh, l'ho sempre detto io.
Ci sono delle parole che io so, ma non so. Insomma le so, ma le so qualche volta. Infatti, la maggior parte delle volte non le so. Ma appena le sento le so, e mi ricordo che le so. Passa poco tempo però che io smetto di saperle e tornano ad essere delle so-non so.

E' il caso della parola cerebroleso. Insomma, io la so, e la dovrei sapere sempre perchè è un vocabolo che mi si addice senza alcun dubbio.

Eppure la so e non so.
Oh, ma che disdetta.
Chissà quante altre parole che potrebbero fare al caso mio in tante situazioni e che io credo di non sapere, ma in fondo so. Solo che per questa mia credenza finisco per non saperle quando mi servono, di conseguenza sembro una che non sa, quando le cose le sa!

Eh.
Perdinci.

Regressione o rinnovamento?

Beeeene, domani ho l'esame del cambridge, FCE.
Quiiindi cercherò di scollegare il cervello, non pensarci e.. scrivere!

Oggi riflettevo. (ma t'oh!)
Leggendo scritti antichi, o anche semplicemente qualcosa di qualche decennio fa, ho notato un modo di scrivere completamente diverso.
Più ricercato, serio e formale. Ho visto che c'è ancora qualcuno con questa "impostazione" (vedi: mio padre).
E invece, ultimamente, noto sempre di più testi fuori dalle righe, ripetizioni volute, punteggiatura omessa o sfasata, congiunzioni abusate. Ma è tutto nella norma. Insomma, è un vero e proprio modo di scrivere, e devo dire che a me piace e ne faccio largo uso. Credo che sia capace di avvicinare la mia scrittura alla realtà.
Ma appunto per questo, non sarà forse un riflesso dell'attualità? La necessità del nostro scritto di regredire per rientrare nella nostra consuetudine?
Questa potrebbe essere una ipotesi.
Un'altra - più moralista devo dire - sarebbe quella di addebitare il mutamento ai social network, instant messaging e chi più ne ha più ne metta: ci stiamo abituando sempre più ad utilizzare lo scritto per esprimerci come faremmo a parole, perchè sms, msn, cmmff (ok, questo è inventato, ma non ho saputo resistere (-:) sono diventati i nostri nuovi mezzi di comunicazione.
Quante volte abbiamo avuto la tentazione di, piuttosto che parlare direttamente in faccia con una persona, scriverle un messaggino, un'email?
"Abusando" dello scritto in questa maniera - anche se forse dovremmo dire che abbiamo inventato un nuovo uso dello scrivere - si perde l'eclusiva formalità che gli era propria.
Pensateci, i blog che noi leggiamo ci sembrano quasi che possano parlare. Ecco, alcuni articoli, recensioni, forse no. Sono due modi diversi di utilizzare la scrittura. Hanno in effetti anche scopi diversi, l'uno attirare il lettore, l'altro dare informazioni.. ma comunque, ho notato la difficoltà - più delle generazioni a me vicine che delle precedenti - di scindere i due stili scrittorei e di tornare al formale.
Dipende molto anche dall'educazione scolastica, eh, dal gusto dell'insegnante di italiano (esempio, alle elementari avevo una che adorava lo stile aulico, alle medie una che lo odiava, al ginnasio una indifferente e al liceo una che sembrava uscita da un dizionario di italiano e più parole variegate utilizzavi, meglio era) eccetera. Ma questa è un'altra storia.

Siamo davanti alla morte della scrittura?
O all'inizio di una nuova fase, una nuova nascita?


Mentre vi lascio a cogitare, mi vado a fare 'na bella tazza di latte.

mercoledì 10 marzo 2010

Anyway..

Trovo inopportune le vecchiette che ridono senza alcun valido motivo.

Monologo.

Click. Click. Click.
Cerco un po' di blog interessanti, ne commento qualcuno, chissà che non passino a sbirciare sul mio. la vale mi ha insegnato un trucchetto per aprire i link, che le ha insegnato il suo moroso che ha imparato non-so-dove, che basta che clicchi la rotellina al centro e si apre n una nuova scheda senza troppi triccheballacche.
C'è neve, c'è un sacco di neve. Lo so e basta. Non la vedo, infatti, perchè me ne sto seduta alla buona sulla sedia, premendole ginocchia contro la scrivania e l'unica cosa che distinguo là fuori è il cielo bianco.
Quel bianco schifoso che quando vuoi fare le foto ti sfasa tutti i valori.
Sento. Le macchine sette piani più in basso che scrosciano sull'acqua nevischiosa spalmata sulle strade di Modena. Speriamo che domani chiudano le scuole perchè i miei appunti di stoia dell'Arte sono là abbandonati e io non sono per niente intenzionata a riaprirli. Eh ma la neve si sta sciogliendo. Che palle, probabilmente domani riaprono le scuole.
La sedia fa tonf. Porca miseria, solo che non si spacchi proprio ora, che poi finisco col culo nel buco e magari sbatto la testa, svengo e vado in coma.
Poi la mia anima gironzola per l'ospedale e arriva una medium o un angelo che mi dice "vè che nessuno ti vede, puoi pure fare il figo a svolazzartene di qua e di là, ma tanto in un mese ti staccano e muori perchè non ci sono posti negli ospedali per tenerci la gente in coma come te che si perde il tempo a svolazzare per i corridoi, neh".
ma perchè ha smesso di nevicare accidenti? Dai, una bella ghiacciata, una ghiacciatina che se il sindaco prova a dire che le scuole sono aperte, a scuola mi ci faccio portare in braccio da lui.
Dovrebbero fare come in canada, che quando di inverno nevica e ghiaccia tutto, il fiume lo fanno diventare una pista da pattinaggio. Sai che figo?
Oh certo che, neve a Marzo, zio bo.. a Marzo l'anno scorso c'era sole e caldo. E le fighine di Modena già sfoggiavano i loro gingilli appena usciti dalla sfilata Primavera/Estate 2009.

E invece qui nevica.
Nevica e c'è un sacco di neve.
E il mio libro di storia dell'arte è a scuola, bello sotto il banco, anzi, in succursale, e domani c'è la verifica e io mi fotto perchè nelle foto del libro che mi sono fatta mandare dalla vale non ci leggo niente.
Oh.

E invece qui nevica.

martedì 9 marzo 2010

Reminescenze.

Da piccola facevo un gioco un po' strano, ma carino.
Aprivo il dizionario d'italiano a caso e cercavo di imparare quella parola, se non la sapevo (:

Credo tornerò a farlo.
Dai, provateci, e ditemi qual'è la vostra parola del giorno!

La mia è promessa.

La sera. Stasera.

Mi chiedo perchè la sera, la notte, ogni emozione venga centuplicata.
Un tocco, un respiro, uno sguardo, una carezza o una frase.
Qualcosa che leggi e non ti va giù.
E inizi a pensare, e vai più a fondo di quanto speravi - e volevi.

Scavi talmente tanto che sei quasi vicino a toccare il fondo.
Così, quello che leggi su uno stupidissimo facebook diventa importante, fondamentale.. e soprattutto, ha impatto su di te.
Capito?! Una frase letta sulla bacheca di un altro, qualcosa che se non esistesse facebook tu manco verresti a sapere. Mai.

E invece eccotela, lì, bella in posa sullo schermo e non la puoi cancellare, non puoi proprio farci niente.
O ci stai male, o ci stai bene.

La sera sembra tutto così insormontabile.
Quel male che hai, te lo porterai fra le lenzuola.
E il giorno dopo, anche se non ci penserai, sai che avrà lasciato una piccola scottatura, pronta a farti ancora male quando sarai più fragile. Un'altra sera, magari.

E' un circolo vizioso. La sera bisognerebbe spegnere il cervello, io dico.
Oh sì, proprio disconnesso, in stand by, anzi, sistema arrestato.
Tum.

Ma come si fa?
Come fai quando un pensiero tira l'altro? Sguscia per sbaglio dalle labbra di qualcuno che, involontariamente, te lo porta sotto gli occhi. E, da cosa nasce cosa, ti ritrovi a pensarci. A pensarLo.
Ma la sera non puoi smettere, non puoi tapparti la testa di mille impegni, no.
La musica? Peggiora la situazione! Si fonde con le immaginazioni del pensiero e dà vita a un groviglio nell'anima pazzesco.

Spero solo di trovare il sonno, stasera.

domenica 7 marzo 2010

Hm.

"Perchè quando hai uno spazzolino a casa sua,
allora siete davvero legati."

venerdì 5 marzo 2010

Meno male che c'è Carla Bruni..

Devo scrivere due testi per la mia band.
Una delle canzoni non mi piace proprio, ma alla nostra audience piace.. mah!

Beh, ieri sera volevo scrivere un post. Ma di mattina ho detto "no dai, ne ho già scritto uno ieri notte, aspetto un po'", il pomeriggio "appena ho finito questo lo scrivo", la sera sono andata a teatro e vattelapesca.

Ieri volevo scrivere della nostalgia.
Ma oggi sono troppo poco ispirata per farlo.
Prima ho pensato a un racconto.
Ma ho così tante cose in testa che non mi vien voglia di scriverne uno.

Beh facciamo così, ora lascio in stand by, vado a ripassare filosofia e poi torno e scrivo qualcosa di serio.

Nel mentre, vi ammollo 'sta song.

giovedì 4 marzo 2010

Sbirciando..

Mi sono accorta, guarducciando di qua e di là, che tanti blogger qui su blogspot ci tengono a sottolineare che il loro non è un diario, un blog in cui scrivono tutti i singoli respiri della loro esistenza e così via.
Mi chiedevo, ma nel momento in cui li scrivi, li spiaccici su un blog "i tuoi fattacci", non diventano automaticamente una storia? Eh sì, perchè è questo che fa la gente, li legge come storie.
Che ne sanno loro che sono vere? Potrei raccontare di aver fatto sesso selvaggio per tutto il weekend ed essere invece una suora. O magari di aver mangiato un bignè alla crema di mirtillo a cui magari sono allergica.

Eh sì.
Ogni blog è una storia, un racconto.
Che sia fittizio o meno, ha la sua relativa importanza, non credete?

mercoledì 3 marzo 2010

Un nuovo blog!

Eh beh, splinder non mi bastava.
Non so perchè ho deciso di cambiare, sarà che blogspot mi dà quell'aria di formale e vintage che splinder non ha.
Diciamo che ho voglia di scrivere qualcosa. E di leggere, tanto.
Acci, come mi sono accorta dell'impoverimento graduale e sempre maggiore del mio vocabolario personale!
Credo di aver smarrito fin troppe parole negli anni.. e poi per cosa? Per far spazio a imprecazioni, gergo urbano moderno del genere "cisti", "tranzollo", "bella vecchio", "vai trà" and so on and so forth?

Naah.
Mi devo re-italianizzare.
Almeno prima di andare in Australia!

Ebbene, spero di scrivere a breve qualcosa.
A presto.