But the cat came back..

..it just couldn't stay away.

Un po' come i pensieri: non se ne vanno mai.

lunedì 26 aprile 2010

Recensioni & co.

Inizio a pensare che chi recensisce film non sappia più apprezzare un film semplice e un po' non convenzionale, senza troppa azione. Soprattutto quando si tratta di biografie: la vita non è sempre così mutevole, ballerina e piena di novità. Ci sono anche i periodi morti, quelli noiosi, quelli fatti da sospiri.


Che stiano cercando troppo?
Insomma, perchè mai un film lento in tempi moderni debba essere giudicato decisamente peggio di un film lento di 50 anni fa?
Almeno metteteli sullo stesso piano, no?


Questo bisogno di immagini veloci e scene mozzafiato mi stanno facendo venire il mal di testa.

lunedì 19 aprile 2010

Non c'è più romanticismo.

In un mondo in cui avere un moroso è diventato un must, il romanticismo non esiste più.
E le persone diventano oggetti, da tenere sulla mensola, come tanti altri, e dopo un po' ci si stanca di quello lì e lo si vuole cambiare.
Rischiamo di diventare al pari degli oggetti che produciamo, tanto siamo immersi nel consumismo. Nasciamo consumatori.

E' una concezione arrivata così a fondo nella nostra mentalità che neanche ci accorgiamo di essa. Ed è quasi impossibile liberarsene.
Mi sono accorta anche io di averlo fatto, e forse non c'è da stupirsi se ora vado controcorrente e mi godo la mia vita da single, aspettando piuttosto qualcuno con cui mi trovo davvero bene e con cui ho intenzione di condividere quello che sono. Non il primo tipo carino che mi capita sotto il naso.

Mah.

lunedì 12 aprile 2010

Un minuto di attenzione per l'informazione.

Scusate, ma ora bisogna fare un appunto riguardo le notizie che circolano in questi giorni.

Non riesco a credere che perfino la qualità, la quantità e soprattutto il contenuto di telegiornali, newspapers & co. sia regolato da un meccanismo sin troppo simile a quello delle sfilate.
Eh sì, MODA.
Vi rendete conto? No, non è una frase fatta, è un interrogativo serio che tutti dovremmo porci.
Ora, per esempio, vanno di moda i preti pedofili.

Con questo articolo non intendo nè difendere e tantomeno accusare nessuno (se non la stampa, s'intende), ma sono del parere che su questo argomento si stia speculando un po' troppo senza criterio.
Io sono per una condanna oggettiva di chi commette il reato.
Posso capire lo scandalo che tale atto da parte di un religioso possa - e debba - procurare, ma il repentino passaggio dall'indignazione allo stereotipaggio (se è un neologismo perdonatemi), no, quello non lo giustifico proprio.
Com'è che da un mesetto a questa parte, tutti i preti di colpo sono diventati pedofili?
Insomma, ci vorrebbe un attimo di giudizio non influenzato dal ruolo che un religioso svolge.
Ci siamo forse dimenticati che sono umani e per di più di sesso maschile?
La pedofilia, oltretutto, è una malattia che può benissimo essere già insita in un individuo prima della ordinazione ecclesiastica.
A mio avviso, preti, non preti, politici, babbuini, sono pedofili uguali a tutti gli altri.
E come tali devono essere trattati.

E' come se un italiano uccidesse suo padre, e agli occhi del mondo di colpo tutti gli italiani diventasse patricidi.
Dico, vi piacerebbe?
E' un po' l'errore che ha fatto la chiesa con gli ebrei, che li incolpava tutti indiscriminatamente di deicidio, quando gli unici a portarne la colpa erano quei quattro farisei.


Bene, ora ditemi, ma non vi sembra mai che le informazioni che vi giungono siano decisamente strumentalizzate e manovrate?
Questa è la provocazione del giorno, tenetela a mente.
Bah.
In questo mondo di consumatori anche l'informazione è diventata una consumazione che per essere svenduta al pubblico deve essere piccante, sconvolgente e magari pure un po' falsicchia, come un passaparola tra le donne di un vicinato, che aggiungono pian piano dei dettagli piccanti e fantasticosi alla vicenda, cosicchè all'ultimo che arriva è decisamente diversa dal principio.
Com'è che diceva Cristicchi?
Ah, sì.
"La verità è come il vetro che è trasparente se non è appannato e per nascondere quello che c’è dietro basta aprire bocca e dargli fiato."

domenica 11 aprile 2010

Quella conversazione con l'inglese.

Ebbenene.
In 400 anni non è cambiato niente.
M'immagino l'espressione un po' scioccata e incuriosita di chi ha appena letto questa frase. Ma cosa vorrà dire? Cos'è quest'eresia? E dove la mette la scienza?
Piano. Piano.
Andiamo al perchè di quest'esclamazione.

Ieri parlavo con Fiona, londinese trapiantata a Modena. (dall'inghilterra all'italia è un bel salto eh?)
Siamo finite come al solito su argomento società moderna, l'italia del nord, modena e i suoi figli di papà e i social climbers di oggidì.
E sapete che vi dico?
Che in 400 anni non è cambiato niente. Non so se è l'italia con la sua lentezza conservatrice o se è qualcosa di esteso ovunque, ma certo è che nel Nord del nostro paese, dove tutti si definiscono Europei evoluti e riformati.. beh, esiste l'artistocrazia VIPS e exclusive, che si tiene ben lontana dal volgo comune, la middle-class che spende e spande nella speranza di diventare parte di quell'aristocrazia così sognata, poi c'è la gente comune, quelli che se ne sbattono, quelli che invidiano e quelli che cercano di prendere le distanze da questo quadro sociale, inneggiando ai tempi moderni.

Beh, a mio parere sembra di essere in un libro di Jane Austen.

Ci saranno state tante innovazioni around the world  in questi tempi, ma vi dirò, la mentalità qui è sempre la stessa, in cui i genitori si passano il mestiere con i figli, di "dove c'è barilla c'è casa" e barilla è solo in italia quindi se te ne vai vivrai una vita in solitudine, delle leggende metropolitane sul Mondo, New York, il Sud Italia e i Beatles.
A piena dimostrazione della mia tesi, vedi l'età media dei politici, vedi la mafia che è talmente radicata nella nostra cultura che ormai è impossibile da debellare del tutto, perchè perfino tuo nonno potrebbe essere un mafioso.


Mbah.
Tempi moderni? Macchè.
Siamo stati impiantati nel 2000, ma dal 1600 a ora non è che è cambiato poi così tanto.

giovedì 8 aprile 2010

♪ bananas!

One banana,
two bananas,
three bananas,
four!
Five bananas,
six bananas,
seven, and there's more!
Eight bananas,
nine bananas,
ten bananas.. OH!
There are no bananas in the basket anymore!


Haha.
L'ho baciato e penso alle banane.
Fico.
Beh al resto ci penserò domani.
E non so come si metteranno le cose.
Ma io ci penserò domani.


♪ banana - banana - banana - banana ♪

martedì 6 aprile 2010

Alla deriva.

Col fiatone in gola corse sul ponte, si sbracciava, urlava, i denti digrignati quasi in preda ad un dolore lancinante. Fradicio. Si appese all’albero maestro ma le mani non s'aggrappavano al legno bagnato. Una cassa gli scivolò addosso, scricchiolò, lui la schivò. E gemette.

“Capitano!”
Penetrò con le unghie nel legno dell’albero. Mollare voleva dire morire.
“Capitano, per la misericordia, risponda!”
Quell’onda nera carica di rancore e di rabbia lo immobilizzò. Sbattè la testa contro l’albero maestro, non lasciò la presa. E di colpo li vide tutti, i suoi giorni, sciolare via così. Nella pece dell’oceano lui riconobbe i volti scuri di chi non aveva mai creduto in lui, di chi gli aveva voltato le spalle, di chi, come quell’onda, aveva volubilmente modificato la sua inclinazione, per abbattersi su di lui.
“CAPITANO! Cosa diavolo stiamo aspettando?”
Un urlo disperato, avventato, malato, straziato. La sentiva la presa che vacillava. Non ora, non ancora.
- Silenzio-


“Porca miseria capitano risponda, qui moriamo tutti!”
“La deriva”
Un sussurro fioco e spento, lontano, così lontano che gli sembrava già di essere all’inferno e di percepire solo la parvenza delle parole dei vivi.
“Aspettiamo la deriva, Maresciallo”.


Una seconda ondata.
Mollò la presa.

Scherzetto..

Va bene, facciamo che porto avanti tutti e due i blog perchè mi piace sia wordpress che blogspot :D

Trasferimento

Oh! Appena arrivata e già me ne vado!

 Hahah eh sì, non so se sarà momentaneo o che, ma comunque mi sposto su:

venite a farmi na visitina ogni tanto (:

ps: per quello che seguono il blog: seguite l'altro!
XD

domenica 4 aprile 2010

Quella storia che conosciamo tutti.


Dall'alto del suo scaffale numero tre, guardava verso il basso. Sapeva che quello era l'ultimo gradino a cui sarebbe giunto. Preferiva difatti non considerare il cesto della spazzatura. Beh tutti lo sanno che da quello scaffale non si scende. Mai.
La sua migliore amica era la polvere da circa due anni. Sì perchè prima era allo scaffale numero due. Lì la mamma passava ognu tanto lo scopettone per pulire un po'.
Ma allo scaffale numero tre non passava nessuno. Nemmeno le mosche ci passavano.
Non era stato sempre così. Anzi, il tempo in cui era stato così era molto inferiore a quando prima era tutto diverso. Che strano, come possano cambiare le cose, eh?
Lui era stato il suo preferito. Aveva superato tutti, anche la bambola che faceva la pipì. lo vestiva, lo coccolava, quando era triste lo abbracciava forte e lo inumidiva con qualche lacrima. L'aveva gettato a terra più volte, arrabbiata, per poi correre subito ad abbracciarlo e curarlo. L'aveva portato con sè dovunque, perfino davanti al preside, che voleva assolutamente che lei lo tenesse a casa, e non a scuola.
E ora era lì, sullo scaffale numero tre.

A marzo, infatti, era arrivato un qualcosa di nuovo. Un ragazzo, neanche eccessivamente bello, simpatico, dolce. Fatto di carne, e non di pezza come lui. Sì, ma non aveva la sua storia. Era freddo, era troppo nuovo. Lui le aveva passate tutte con lei, e lei ora aveva solo attenzioni per lui.
Era stato felice sempre per lei. Quando aveva ricevuto il suo primo nuovo cavallo a dondolo, e ci dondolavano insieme. Quando le avevano regalato il computer, e lui le aveva fatto scoprire il mondo in due click, quando aveva avuto il primo morosino, e piangevano insieme poi guardando le loro foto quando era finita.

Stavolta però era diverso. Proprio non ci riusciva a sorridere, e gli sembrava che da lì fosse cominciato un punto di non ritorno.

L'aveva poggiato sul letto prima. Ma era diventato di troppo quando dovevano fare l'amore. Allora, per non finire a terra, era stato messo sulla scrivania. Lentamente e silenziosamente era scivolato sul primo scaffale.
Aveva cominciato a capire che le cose si mettevano male, ma lei ogni tanto tornava a fargli una carezza, lo abbracciava al petto e poi lo riponeva con delicatezza.

In un anno però, tra alti e bassi - di scaffali - si era ritrovato al terzo. E da lì non era più sceso.
Li vedeva, nella camera di lei, passare il tempo. Ma lui non esisteva già più, nel suo mondo. Un ricordo del passato.

E dal suo scaffale guardava e pensava.
Pensava e diceva, no, non è la vita che fa schifo.
Fa schifo come la gente ti usa e ti getta.

Quella conversazione col bambino

L: E dimmi Francesco, quant'è che sei alto?
F: 7 minuti!

giovedì 1 aprile 2010

Quello stupore che ti mancava.

Ooh.
Prima vedevo solo muri pieni di libri, avevo leggiucchiato qualche titolo, niente di chè, raccolte d'arte, così.
Eh sì, avevo banalizzato quelle quattro mura coperte di volumi, volumetti, opuscoli, roba di due secoli fa'.
E oggi. Oddio, oggi. Il resto della band stava intonando il pezzo e io ho visto. Ho visto Lacan. Quei seminari introvabili su cui Barani ha appena fatto il seminario.
Mi guardo intorno.
E' pieno di libri di filosofia! Estetica, poesia, il tempo, oh il tempo.
Un paradiso.

E non me n'ero mai accorta prima! Ho iniziato a segnare tutti i titoli che mi piacevano, ho pregato Nico che chiedesse a suo padre se me ne prestava qualcuno. Come si fa in biblioteca, che ne prendi un num max e li devi restituire entro un mese. Che emozione!

Il primo che prenderò è "Del bello - Plotino".
Mi ha affascinato la prima frase "Il bello è".

Stupendo, stupendo.
Che emozione.


Mi emoziono con poco, sì.