Dall'alto del suo scaffale numero tre, guardava verso il basso. Sapeva che quello era l'ultimo gradino a cui sarebbe giunto. Preferiva difatti non considerare il cesto della spazzatura. Beh tutti lo sanno che da quello scaffale non si scende. Mai.
La sua migliore amica era la polvere da circa due anni. Sì perchè prima era allo scaffale numero due. Lì la mamma passava ognu tanto lo scopettone per pulire un po'.
Ma allo scaffale numero tre non passava nessuno. Nemmeno le mosche ci passavano.
Non era stato sempre così. Anzi, il tempo in cui era stato così era molto inferiore a quando prima era tutto diverso. Che strano, come possano cambiare le cose, eh?
Lui era stato il suo preferito. Aveva superato tutti, anche la bambola che faceva la pipì. lo vestiva, lo coccolava, quando era triste lo abbracciava forte e lo inumidiva con qualche lacrima. L'aveva gettato a terra più volte, arrabbiata, per poi correre subito ad abbracciarlo e curarlo. L'aveva portato con sè dovunque, perfino davanti al preside, che voleva assolutamente che lei lo tenesse a casa, e non a scuola.
E ora era lì, sullo scaffale numero tre.
A marzo, infatti, era arrivato un qualcosa di nuovo. Un ragazzo, neanche eccessivamente bello, simpatico, dolce. Fatto di carne, e non di pezza come lui. Sì, ma non aveva la sua storia. Era freddo, era troppo nuovo. Lui le aveva passate tutte con lei, e lei ora aveva solo attenzioni per lui.
Era stato felice sempre per lei. Quando aveva ricevuto il suo primo nuovo cavallo a dondolo, e ci dondolavano insieme. Quando le avevano regalato il computer, e lui le aveva fatto scoprire il mondo in due click, quando aveva avuto il primo morosino, e piangevano insieme poi guardando le loro foto quando era finita.
Stavolta però era diverso. Proprio non ci riusciva a sorridere, e gli sembrava che da lì fosse cominciato un punto di non ritorno.
L'aveva poggiato sul letto prima. Ma era diventato di troppo quando dovevano fare l'amore. Allora, per non finire a terra, era stato messo sulla scrivania. Lentamente e silenziosamente era scivolato sul primo scaffale.
Aveva cominciato a capire che le cose si mettevano male, ma lei ogni tanto tornava a fargli una carezza, lo abbracciava al petto e poi lo riponeva con delicatezza.
In un anno però, tra alti e bassi - di scaffali - si era ritrovato al terzo. E da lì non era più sceso.
Li vedeva, nella camera di lei, passare il tempo. Ma lui non esisteva già più, nel suo mondo. Un ricordo del passato.
E dal suo scaffale guardava e pensava.
Pensava e diceva, no, non è la vita che fa schifo.
Fa schifo come la gente ti usa e ti getta.
1 commento:
Sono da poco una sostenitrice del tuo blog.
Mi piace il tuo modo di scrivere.
A presto...
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