But the cat came back..

..it just couldn't stay away.

Un po' come i pensieri: non se ne vanno mai.

venerdì 12 marzo 2010

Regressione o rinnovamento?

Beeeene, domani ho l'esame del cambridge, FCE.
Quiiindi cercherò di scollegare il cervello, non pensarci e.. scrivere!

Oggi riflettevo. (ma t'oh!)
Leggendo scritti antichi, o anche semplicemente qualcosa di qualche decennio fa, ho notato un modo di scrivere completamente diverso.
Più ricercato, serio e formale. Ho visto che c'è ancora qualcuno con questa "impostazione" (vedi: mio padre).
E invece, ultimamente, noto sempre di più testi fuori dalle righe, ripetizioni volute, punteggiatura omessa o sfasata, congiunzioni abusate. Ma è tutto nella norma. Insomma, è un vero e proprio modo di scrivere, e devo dire che a me piace e ne faccio largo uso. Credo che sia capace di avvicinare la mia scrittura alla realtà.
Ma appunto per questo, non sarà forse un riflesso dell'attualità? La necessità del nostro scritto di regredire per rientrare nella nostra consuetudine?
Questa potrebbe essere una ipotesi.
Un'altra - più moralista devo dire - sarebbe quella di addebitare il mutamento ai social network, instant messaging e chi più ne ha più ne metta: ci stiamo abituando sempre più ad utilizzare lo scritto per esprimerci come faremmo a parole, perchè sms, msn, cmmff (ok, questo è inventato, ma non ho saputo resistere (-:) sono diventati i nostri nuovi mezzi di comunicazione.
Quante volte abbiamo avuto la tentazione di, piuttosto che parlare direttamente in faccia con una persona, scriverle un messaggino, un'email?
"Abusando" dello scritto in questa maniera - anche se forse dovremmo dire che abbiamo inventato un nuovo uso dello scrivere - si perde l'eclusiva formalità che gli era propria.
Pensateci, i blog che noi leggiamo ci sembrano quasi che possano parlare. Ecco, alcuni articoli, recensioni, forse no. Sono due modi diversi di utilizzare la scrittura. Hanno in effetti anche scopi diversi, l'uno attirare il lettore, l'altro dare informazioni.. ma comunque, ho notato la difficoltà - più delle generazioni a me vicine che delle precedenti - di scindere i due stili scrittorei e di tornare al formale.
Dipende molto anche dall'educazione scolastica, eh, dal gusto dell'insegnante di italiano (esempio, alle elementari avevo una che adorava lo stile aulico, alle medie una che lo odiava, al ginnasio una indifferente e al liceo una che sembrava uscita da un dizionario di italiano e più parole variegate utilizzavi, meglio era) eccetera. Ma questa è un'altra storia.

Siamo davanti alla morte della scrittura?
O all'inizio di una nuova fase, una nuova nascita?


Mentre vi lascio a cogitare, mi vado a fare 'na bella tazza di latte.

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